Avv. Cristina Fabbri
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Quanto è difficile provare il MOBBING - Cassazione n. 20230/2014

Come già detto nel precedente articolo, il Mobbing è una fattispecie a formazione progressiva basata su condotte - siano esse singolarmente lecite o illecite - poste in essere da parte del datore di lavoro, dei superiori o dei colleghi atti a vessare, screditare, deprimere, sminuire il lavoratore sino a giungere alla sua emarginazione ed ad uno stato psicologico di annichilimento dello stesso. Come già detto più volte, provare il MOBBING è tutt'altro che semplice anche perchè si atteggia caso per caso in modo diverso. La Suprema Corte Ha provato nella sentenza n. 20230 del 15.09.2014 a dare delle linee guida stabilendo una serie di requisiti necessari perchè si possa configurare una situazione di mobbing, e precisamente devono rinvenirsi: "a) una serie di comportamenti di carattere persecutorio - illeciti o anche leciti se considerati singolarmente - che, con intento vessatorio, siano stati posti in essere contro la vittima in modo miratamente sistematico e prolungato nel tempo, direttamente da parte del datore di lavoro o di un suo preposto o anche da parte di altri dipendenti, sottoposti al potere direttivo dei primi; b) l'evento lesivo della salute, della personalità o della dignità del dipendente; c) il nesso eziologico tra la descritte condotte e il pregiudizio subito dalla vittima nella propria integrità psico­fisica e/o nella propria dignità; d) il suindicato elemento soggettivo, cioè l'intento persecutorio unificante di tutti i comportamenti lesivi" E' quindi necessario che la vittima di mobbing alleghi già da subito nell'atto introduttivo del giudizio le prove, i fatti costitutivi, le circostanze che possano qualificare i comportamenti "incriminati" come mobbing, oltre alla dimostrazione dell'esistenza del nesso causale tra le condotte vessatore e la lesione della dignità e della salute del lavoratore. Avv. Cristina Fabbri

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